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MaxiProcesso
Dal 1950 agli anni 2000, vi accompagneremo in un racconto unico ed esclusivo, tratto dagli articoli de L’Ora e del Giornale di Sicilia. Un viaggio attraverso i decenni più oscuri della Sicilia, per svelare i segreti di Cosa Nostra. Scoprirete immagini rare e introvabili, testimonianze visive straordinarie che non troverete altrove, per comprendere a fondo una realtà che ha profondamente segnato la nostra società.
La mafia non è affatto invincibile.
È un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine.
Piuttosto bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave e che si può vincere non pretendendo eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni.
Giovanni Falcone

"Parlate di mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene."
Paolo Borsellino

Non sono né un eroe né un Kamikaze, ma una persona come tante altre.
Temo la fine perché la vedo come una cosa misteriosa, non so quello che succederà nell’aldilà. Ma l’importante è che sia il coraggio a prendere il sopravvento… Se non fosse per il dolore di lasciare la mia famiglia, potrei anche morire sereno.
Paolo Borsellino
Il rapporto dei 162

All’origine del Maxiprocesso vi fu il rapporto dei 162, un meticoloso lavoro investigativo che rappresenta l’embrione di quella che sarebbe divenuta la più importante operazione giudiziaria contro la mafia.
Il rapporto, redatto dal vicequestore Ninni Cassarà, assassinato brutalmente da Cosa nostra il 6 agosto 1985 sotto gli occhi della moglie, insieme all’agente Roberto Antiochia, tracciava per la prima volta un organigramma completo della struttura mafiosa. Consegnato in Procura il 13 luglio 1982, il documento nasceva dall’intuizione che per combattere efficacemente la mafia fosse indispensabile comprendere appieno la sua complessa organizzazione.

Il rapporto portò alla denuncia di 162 affiliati tra boss e gregari, tra cui il potente Michele Greco, noto come “il papa”.
L’indagine di Cassarà, frutto del coraggio e dell’intuito di un piccolo gruppo di investigatori costretti a lavorare con risorse limitate e a rischio della vita, gettò le basi per il futuro processo. I suoi risultati furono ulteriormente confermati dalle rivelazioni del collaboratore di giustizia Tommaso Buscetta, che fornì ai magistrati elementi chiave per incriminare i clan e consolidare le accuse.